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Chi gioca in prima base? Il progetto Uisp a Roma

Bambini e bambine dai 3 ai 14 anni, fino a metà settembre saranno impegnati nelle attività. Ne abbiamo parlato con M. Gaffi, presidente Quadraro Roma Sport

 

Sotto gli archi del Parco degli Acquedotti, al campo Gerini di Roma, prende forma Chi gioca in prima base?, un progetto Uisp Nazionale, finanziato da Sport e Salute Spa in collaborazione con il Dipartimento per lo Sport / Presidenza del Consiglio dei ministri. L’obiettivo è quello di contrastare, prevenire e ridurre la sedentarietà, l’obesità, l’isolamento e il disagio psico-sociale attraverso l’offerta di attività sportiva gratuita.

Bambini, bambine e preadolescenti: sono circa settanta i partecipanti tra i 3 e i 14 anni che, a partire dal 9 giugno, danno vita al progetto in uno dei quartieri più popolosi della capitale. Questo permette all’iniziativa di svilupparsi in un contesto sociale variegato, in cui i ragazzi e le ragazze potranno fare attività sportiva liberamente, fino a metà settembre.  

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In questo nuovo appuntamento siamo passati a trovarli e sono stati proprio i ragazzi a raccontarci le attività che svolgono sotto la supervisione degli educatori. Molti di loro frequentano di consueto, nel corso dell’anno, il centro sportivo della Polisportiva Quadraro. Mountain bike, calcio, atletica e ginnastica sono solo alcune delle attività più praticate; alcuni preferiscono il biliardino, il ping-pong e i disegni, anche se la maggior parte di loro non ha dubbi: il bagno in piscina è di gran lunga la parte preferita della giornata. Da quest’anno c’è la possibilità, come attività aggiuntiva per i ragazzi e le ragazze più grandi, di fare gite culturali, con la visita dei monumenti, o gite naturalistiche all’interno dei parchi romani o nei parchi avventura.

“I valori di Chi gioca in prima base? sono chiari: la condivisione e l’inclusione – spiega Mirco Gaffi, presidente Quadraro Roma Sport – questa è un’iniziativa che permette ai nostri ragazzi di fare sport gratuitamente e quindi di includere anche chi sarebbe rimasto a casa per motivi economici e invece è qui a condividere tempo e valori con i propri coetanei, tramite l’attività sportiva. A parte il mero miglioramento delle capacità coordinative, qui è fondamentale l’aspetto educativo. L’ associazione sportiva, insieme alla famiglia e alla scuola, è un’istituzione che deve trasmettere dei valori. Solo una volta che i ragazzi hanno assorbito delle regole condivise, possiamo iniziare a parlare con loro di educazione sportiva”.

In un contesto simile, diventa fondamentale la figura degli istruttori, che prima di tutto sono degli educatori. “Nel corso della stagione sportiva abbiamo poco tempo da passare con i bambini, in cui però cerchiamo di permette di trasmettere loro dei valori e il rispetto delle regole. All’interno di situazioni come queste però, abbiamo molto più tempo a disposizione, quindi riusciamo a interagire di più con i ragazzi e loro si aprono con più facilità. Nel corso dei progetti estivi si crea un rapporto più stretto, di fiducia, che poi magari riusciamo a portare avanti nel tempo. Essere buoni istruttori significa prima di tutto essere buoni educatori”, conclude Mirco. (Miriam Palma)

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